Franco Accursio Gulino (Sciacca, 1949) è pittore di sensibilità acuta e profondità umana, che i suoi quadri li ama, li custodisce, li tiene cari e li condivide con chi ama. Dipinge in uno studio di un’antica casa immersa nei mandorli, nei fichi d’india, nei filari di viti di uva dolce e profumata. Qui l’odore del mare è forte.
Sciacca è il suo luogo d’ispirazione creativa, che assorbe la Sicilia intera, la Trinacria antica, presente e futura, punto di canalizzazioni e contaminazioni culturali.
«l’autenticità della SUA ispirazione colpisce in ogni opera, come impressa nella forza del segno»
Franco Gulino è un artista vero, senza barriere, libero, trasuda dalla cruda materia, prende, compenetra con i suoi intensi sentimenti: nelle sue opere l’anima profondamente siciliana si fa universale, legando, in un filo sottile, aspirazioni, ricerche, emozioni, sperimentazioni contemporanee.
Gulino racconta una Sicilia millenaria e contemporanea, remota e misteriosa, offrendone una testimonianza autentica, viva e sofferta, perché la sua “sicilianità” indaga gli aspetti più scomodi e meno rassicuranti dell’isola, microcosmo facente parte di un universo più vasto, che ingloba l’intera società occidentale e, insieme, luogo di comunicazione tra Occidente e Oriente.
«Dentro i suoi quadri e installazioni c’è mistero, poesia, ricerca, scoperta, emozione, colore…»
La Sicilia è dunque da intendersi come punto di partenza per temi più complessi e la specificità dell’isola, la fiera appartenenza alla sua terra, non è per Gulino un limite, ma, anzi, è un particolare punto di osservazione che consente una personale visione della contemporaneità.
Gulino invita a meditare, a riflettere, a ricercare nella difesa della propria identità l’armonizzazione delle particolarità e diversità con una condanna alla chiusura e al fanatismo. Oggetto della sua riflessione e della sua ricerca è l’uomo contemporaneo, smarrito, instabile, colto nella spirale dolorosa della sua evoluzione.
La sua pittura è sempre fuori dagli schemi, libera ed estemporanea, dove l’autenticità dell’ispirazione colpisce in ogni opera, come impressa nella forza del segno. Gulino non adopera supporti tradizionali, raramente dipinge su tela, quasi sempre su materiali occasionali raccolti sulla spiaggia dopo le mareggiate: portali abbandonati, assi di legno irregolari, pezzi di barche, pietre levigate, mattonelle grezze, carretti sfondati.
E la materia “vissuta”, corrosa lentamente e impietosamente dal tempo, è sinonimo di un passato perduto, una dimensione recondita che Gulino si ripropone di portare alla luce.
Dentro i suoi quadri e installazioni c’è una storia secolare che rimane viva e palpitante, c’è mistero, poesia, ricerca, scoperta, emozione, colore. C’è la sua Sciacca, una delle porte del Mediterraneo e città del mondo.
Ferdinandea sorse il 15 luglio 1831 nel Canale di Sicilia tra Pantelleria e Sciacca. Di origine vulcanica, aveva la forma di un atollo: raggiunse un perimetro di circa 500 metri e un’altezza massima di poco più di 60 metri.
Il suo possesso fu motivo di contese internazionali: gli inglesi la chiamarono “Isola Graham”, i francesi “Iulia”, i Borboni la inclusero tra i propri domini con il nome di “Isola Ferdinandea”. Fu chiamata anche Prosperina, Hotham, Nerita, Corrao, Sciacca.
Tuttavia, ebbe vita breve: minata e corrosa impetuosamente dal mare, i marinai di Sciacca la videro dileguarsi progressivamente. Dopo appena sei mesi dalla nascita, scomparve gradualmente. Oggi giace a circa 8 metri di profondità ed è segnata sulle carte nautiche come “Banco di Graham”.
Per Franco Accursio Gulino “Ferdinandea” è un’entità cosciente, viva, che, appena venuta alla luce, si annoia per le interminabili contese tra Stati e si inabissa volontariamente facendosi beffe dell’ottusità degli uomini.
Franco Gulino ha dipinto tutto questo in più di cento quadri, iniziando un intenso colloquio con questa “isola pensante” durato per diverse stagioni e conclusosi con una tela dipinta, dopo avere nuotato sulla nuca di “Ferdinandea”, nell’agosto del 1999.