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Renato Guttuso, gigante neorealista

La Sicilia torna continuamente nella narrazione pittorica di Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987), uno dei più importanti artisti italiani del Novecento: un luogo profondo e inconscio – dunque universale -, dal cui legame intrinseco discesero tutti gli sviluppi della sua pittura, anche dopo il decennio siciliano di Guttuso pittore, da circa il 1927 al 1937.

«la sicilia È intrinseca nella pittura di Guttuso, uno dei più importanti artisti italiani del novecento»

Fu il padre a trasmettere a Guttuso l’amore per l’arte, per la musica, per la poesia, ma anche per la terra siciliana, con la conoscenza dei suoi problemi, dei complessi rapporti sociali ed economici in una zona, quella di Bagheria, tra latifondo e piccola e media proprietà di una borghesia terriera creatrice di vigneti e agrumeti.


La Sicilia è quindi elemento costante della pittura di Guttuso perché è parte fondamentale della sua esperienza umana, un necessario filtro per la verifica di idee e di forme nel corpo della realtà: realtà oggettiva – di cose, luoghi, personaggi e vicende della sua terra -, ma anche realtà soggettiva, cioè dell’uomo Guttuso, che porta con sé i dati formativi, consci e inconsci, di quella cultura.

«“LA VUCCIRIA”, REALIZZATO NEL 1974, È UN OLIO SU TELA DI 300X300 CM. È IL QUADRO pIù FAMOSO DI guttuso»

Così, gli aranceti, i fichi d’india, gli ulivi, i mostri della Villa Palagonia a Bagheria, i “pittori di carretto”, Occupazione di Terre (1947), Zolfatari (1951), Portella della Ginestra (1953), Notte di Gibellina (1970) sono alcune rappresentazioni dei ricordi, dell’ambiente siciliano e delle sue tematiche sociali presenti in Guttuso, che in Io lo vi (1966) racconta l’omicidio mafioso al quale assistette da bambino, esprimendo, attraverso la denuncia nei suoi quadri, il rifiuto della legge dell’omertà, mentre Fuga dall’Etna durante un’eruzione – definita come la “Guernica siciliana” – tratta piuttosto di una rivolta di contadini, una delle mille esplosioni di rabbia che segnano la faticosa storia della Sicilia desiderosa di libertà e di giustizia.


Gli anni siciliani segnano Guttuso anche nella forza del segno, nell’intensità del colore, nell’animazione della scena e nella sua carica drammatica, avviando quindi la prima saldatura tra sfera culturale, impegno sociale e tratti artistici, in uno sviluppo che non potrebbe mai spiegarsi in termini di sola ricerca formale, di mera evoluzione stilistica, ma anche in termini di problematica umana, di contenuti necessari e urgenti che cercano adeguate forme espressive, prefigurando quindi tutto il percorso artistico di Guttuso.

«coscienza e intelligenza porteranno guttuso alla testa del neorealismo italiano»

Nella pittura di Guttuso l’influenza di Francisco Goya raggiunge l’atavismo siciliano più profondo: il vero Guttuso rimane così un autentico siciliano, cioè un interprete della rassegnazione e della morte, della sconfitta, nonostante i principi rivoluzionari. E se come marxista non ignora che il mondo non deve essere soltanto contemplato, ma mutato, la sua sicilianità di fondo lo condanna a sentire, come artista, solo il “disordine degli oltraggi”.

Nel novembre del 1937 Guttuso lascerà definitivamente la Sicilia per Roma, dove all’eredità siciliana si sovrapporranno con crescente incidenza gli stimoli dell’avanguardia e sollecitazioni culturali contrastanti, in un mondo in cui la libertà viene sempre più negata. Così la sua arte scaturisce tra vecchio e nuovo, nelle contraddizioni di un’epoca critica, in una tensione tra i poli siciliani e campi sempre più vasti, ma sempre come atto di coscienza e di intelligenza che porterà Guttuso alla testa del Neorealismo italiano.


Nei link che seguono, uno dei programmi che il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore ha curato come autore e regista per la sede siciliana della Rai nel 1982: una lunga intervista a Renato Guttuso, suddivisa in due puntate.
Nella prima parte Tornatore alterna all’intervista immagini di Villa Palagonia, luogo molto caro a Guttuso nei suoi ricordi d’infanzia, spezzoni di programmi Rai di fine anni Cinquanta e primi anni Settanta (tra cui un intervista a Guttuso di Enzo Biagi), oltre a numerose riprese dei suoi quadri. Fanno da sottofondo alcuni brani tratti dalle biografie a lui dedicate da Mario Alicata ed Elio Vittorini.
Nella seconda puntata, ripercorrendo i luoghi dell’infanzia e adolescenza di Guttuso – dalla borgata marinara dell’Aspra, vicino Bagheria, al laboratorio dei maestri Ducato, storica famiglia di decoratori di carretti siciliani da cui Guttuso imparò l’arte della pittura, alla Vucciria -, Tornatore dedica molta parte al poeta bagherese Ignazio Buttitta, grande amico ed estimatore di Renato Guttuso, al quale qui rivolge parole molto belle. In questa seconda parte vengono letti alcuni brani tratti da opere dedicate a Guttuso da Carlo Levi e Leonardo Sciascia.

DIARIO DI GUTTUSO – Ia puntata
Durata 31’44”
Andato in onda il 2/11/1982
http://www.report.rai.it/dl/sicilia/video/ContentItem-888efbd0-47af-4644-8445-83725965557a.html

DIARIO DI GUTTUSO – IIa puntata
Durata 31’15”
Andato in onda il 4/11/1982
http://www.report.rai.it/dl/sicilia/video/ContentItem-3be9fb4c-c421-4fa6-b25a-16d86820ab16.html

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