Nel cuore dello Stagnone di Marsala, la piccola isola di Mozia si erge come uno dei siti più affascinanti della Sicilia. Qui, nell’VIII secolo a.C., i Fenici fondarono una colonia prospera, sfruttando la posizione strategica dell’isola: circondata da bassi fondali, facilmente difendibile, porto sicuro per le navi. In poco tempo, Mozia divenne uno dei centri più floridi del Mediterraneo antico, un’eredità che oggi rivive in uno dei siti archeologici fenici meglio conservati al mondo.
Mozia, tuttavia, non è solo un luogo di storia, ma anche di viticoltura. Nell’isola la coltivazione dei vigneti risale a secoli fa, come dimostrano i numerosi vinaccioli ritrovati durante gli scavi archeologici. Questi reperti, insieme alle installazioni ad essi collegate oltre che ai contenitori per il vino, testimoniano l’importanza della vite nella società e nella cultura dei “Fenici d’Occidente”. Nel XX secolo, i mezzadri, che si occupavano della coltivazione dei vigneti sull’isola, ancora trasportavano sui carri l’uva da Mozia verso la terraferma utilizzando l’antica “strada sottomarina”, un vero capolavoro di ingegneria fenicia risalente al VI secolo a.C.
«Mozia è un vero e proprio museo all’aperto, dove scavi archeologici e vigne convivono in armonia»
Mozia deve molto a Joseph Whitaker (1850-1936), ornitologo e archeologo anglo-siciliano e discendente di Benjamin Ingham, uno dei primi produttori di Marsala. Tra il 1906 e il 1929, Whitaker condusse importanti scavi archeologici a Mozia. Dopo la sua morte, la figlia Delia creò la Fondazione Whitaker, che acquistò l’isola e ancora oggi tutela l’integrità culturale e paesaggistica di questo luogo straordinario.
Nel 2007, la Fondazione Whitaker ha affidato alla famiglia Tasca d’Almerita un progetto per il recupero dei vigneti storici di Grillo sull’isola di Mozia. L’obiettivo era ambizioso: riportare in vita il “Vino dei Fenici”. Questo progetto rappresenta un capitolo particolare nella storia dei Tasca, in quanto i legami con Mozia e Whitaker risalgono già ai primi del Novecento, come attestano i registri dei visitatori tenuti da Whitaker che recano, tra le altre, le firme di Ottavio e Paolo Tasca d’Almerita.
«i destini di due famiglie, Whitaker e Tasca d’Almerita, si sono intrecciati a mozia»
Il primo nucleo del Grillo a Mozia, in realtà, fu probabilmente impiantato all’inizio del Novecento, direttamente dai vivai di Favara, dove questo vitigno era stato creato, ibrido di Catarratto e Moscato d’Alessandria, selezionato dal barone Antonio Mendola che nel 1904 scriveva: «Ibridai il Catarratto comune di Sicilia (…) collo Zibibbo, per ottenere un ibrido colle virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore, per potere fabbricare un Marsala più aromatico». Questo incrocio trovò, grazie a una congiuntura favorevole allo sviluppo del Marsala, le condizioni ottimali per diffondersi rapidamente nel territorio marsalese, dove si adattò favorevolmente.
«L’isola di Mozia, oggi disabitata, gode di un microclima dove il vitigno di Grillo trova condizioni ideali per esprimersi»
Oggi a Mozia sono in produzione circa 13 ettari di vigna, in un luogo che non dispone di energia elettrica e di acqua dolce per l’irrigazione, di fatto al centro di uno stagno salato tra i più ventosi del Mediterraneo.
Il terreno dell’isola ha però caratteristiche particolari. Esso deriva da terrazze di origine marina con suoli di conseguenza sabbiosi, sciolti, molto drenanti e con un’importante presenza di calcare. Così, essendo l’isola completamente pianeggiante, l’acqua piovana si accumula nel sottosuolo e, non mescolandosi con l’acqua salata, garantisce una riserva idrica importante.
Le caratteristiche del microclima sono addirittura sorprendenti. La laguna circostante genera infatti una sensibile inversione termica durante i mesi più caldi e ciò preserva il corredo aromatico sintetizzato dalle piante durante il giorno.
Con l’inverno e la primavera freschi e asciutti e l’estate molto calda e siccitosa, la coltivazione ad alberello è l’unica possibile, in quanto il modesto sviluppo aereo di questa forma di allevamento richiede meno risorse idriche rispetto ad altri sistemi colturali. Le viti sono lavorate con una potatura alla marsalese, che consiste nell’intrecciare due lunghi tralci per formare una coppia di piccoli archi, che protegge l’uva dalla brezza marina e dal sole accecante.
«le uve raccolte per la vinificazione sono portate a regaleali, LA TENUTA STORICA dei tasca d’almerita»
Il Grillo si adatta perfettamente al forte caldo marsalese ed è abbastanza resistente alle malattie, conservando allo stesso tempo le notevoli qualità delle due uve d’origine.
Poichè sull’isola non sono presenti locali di cantina, le uve per la vinificazione sono trasportate presso la Tenuta Regaleali dei Tasca d’Almerita: raccolte all’alba in cassette, sono immediatamente trasferite sulla terraferma con piccole imbarcazioni a fondo piatto che attraversano lo Stagnone fino alla costa, dove le attendono camion refrigerati a bordo dei quali viaggiano fino a Regaleali.
«la FONDAZIONE SOSTAIN SICILIA COMPRENDE DECINE DI CANTINE SICILIANE, TUTTE IMPEGNATE NELLA CRESCITA SOSTENIBILE DELL’ISOLA»
Tasca d’Almerita è una cantina certificata B Corp, parte di un network globale di aziende che rispettano rigorosi standard di sostenibilità sociale e ambientale, responsabilità e trasparenza. Questa prestigiosa certificazione, rilasciata da B Lab, attesta l’impegno verso un’economia inclusiva, equa e rigenerativa.
Elemento chiave del riconoscimento è stato il protocollo SOStain, adottato dall’azienda dal 2010. Questo programma, certificato da un ente indipendente, si basa su dieci requisiti minimi di sostenibilità misurabili e comparabili. SOStain promuove un’agricoltura che va oltre i vigneti, tutelando i lavoratori, la salute dei consumatori, il territorio e le risorse naturali.
INDIRIZZO & CONTATTI
Tenuta Whitaker
91025 Isola di Mozia (TP)
www.tascadalmerita.it